Ius sanguinis: le storie di chi diventa italiano grazie agli antenati

“È iniziato tutto nel 2020, quando un mio amico mi ha fatto notare che il mio cognome era italiano e che, con un po’ di ricerca, avrei potuto dimostrare di avere antenati italiani e ottenere la cittadinanza”, racconta Romina Cerutti, nata a Mendoza, in Argentina. “Scoprii che il mio trisnonno era italiano e decisi di andare in Italia per fare tutto il procedimento in un comune: la mia prima scelta era Bologna, ma mi resi conto che trovare un alloggio in affitto dove poter fissare la residenza era impossibile. Quindi mi misi a cercare un’altra strada”. Alla fine, Cerutti trovò su Internet l’annuncio di un uomo di Campobasso che prometteva di affittarle una casa dove fissare la residenza e aiutarla con i documenti. “Fu una fregatura, perché non mi aiutò per nulla, feci tutto da sola. Anzi: il comune era oberato di richieste di altri argentini come me e dovetti aspettare quasi un anno”, racconta Cerutti, che oggi vive a Formentera, in Spagna. “Ho avuto sfortuna, ma non lo rimpiango: la cittadinanza italiana mi ha reso molto più facile ottenere i documenti che mi servono per vivere e lavorare in Spagna, dove ho trovato un lavoro dove mi pagano meglio che in Italia. So che per molti argentini è così: hanno una brutta esperienza con il comune dove richiedono la cittadinanza e alla fine scelgono di non restare in Italia”, conclude Cerruti, segnalando che la comunità argentina in Spagna - per motivi storici e linguistici - è molto più popolosa di quella in Italia. Italiani per discendenza, europei per scelta Quella di Cerutti è la storia di una delle migliaia di persone che, pur risiedendo all’estero, ogni anno ottengono la cittadinanza per ius sanguinis, ovvero dimostrando di avere un antenato italiano. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, nel 2023 213.567 persone hanno acquisito la cittadinanza italiana, di cui 26.421 per ius sanguinis, che è la modalità di acquisizione che è cresciuta di più negli ultimi anni . Non si tratta, però, del numero complessivo di persone diventate italiane seguendo questa strada, dato che queste rilevazioni non tengono conto del totale dei riconoscimenti effettuati da Comuni e tribunali in Italia o dai consolati all’estero. Secondo una ricostruzione del Sole24Ore, il totale ammonterebbe a 190mila acquisizioni per ius sanguinis solo nel 2023. Secondo l’Istat, infatti, tra gli stranieri che nel 2023 hanno acquisito la cittadinanza 196.040 sono cittadini precedentemente non comunitari: un incremento del 78,9% rispetto al 2021 ed i valore più alto degli ultimi 13 anni, dovuto soprattutto alla ripresa, dopo gli anni della pandemia, delle procedure amministrative precedentemente rallentate. Nel caso dell’Argentina, il terzo Paese extra UE nel 2023 per numero di acquisizioni di cittadinanza, l’88,9% delle pratiche è per ius sanguinis. A pesare sono principalmente due fattori: la crisi economica del Paese sudamericano e il suo passato di meta delle emigrazioni italiane tra il 1876 e il 1925. L’Istat tuttavia non fornisce dati scorporati sul numero effettivo di casi, classificando nelle sue tabelle come “altri tipi di acquisizione” sia le acquisizioni di cittadinanza dei minori ottenute per trasmissione del diritto da parte di genitori divenuti italiani, sia dei neo-maggiorenni nati e residenti in Italia che scelgono di diventare italiani al compimento del diciottesimo anno di età e che quelle dei figli o discendenti di cittadini italiani. Non tutte le persone che ottengono la cittadinanza italiana, poi, come Cerutti, restano in Italia: molte sfruttano il passaporto italiano per spostarsi liberamente in altri Paesi europei, ingrossando le file dei dati sugli italiani residenti all’estero. Secondo gli ultimi dati Istat, risalenti al 2022, infatti, solo il 31,6% degli italiani residenti all’estero è nato in Italia e la maggior parte risiede in Europa . Ottenere la cittadinanza per ius sanguinis “Mio padre mi aveva detto che i documenti non c’erano più perché il comune aveva preso fuoco. Quando sono venuta a Giarre, dove era nato il mio bisnonno, ho scoperto che non era vero e che quindi potevo ottenere la cittadinanza italiana”, racconta Florencia Castellano, nata Buenos Aires e oggi residente in Sicilia. Come Cerutti, anche lei è venuta in Italia per ottenere la cittadinanza, anche se la sua esperienza è radicalmente diversa. “In un paio di mesi sono diventata italiana. Una signora del comune aveva preso a cuore il mio caso, ma non solo: anche il viceconsole di Buenos Aires, all’epoca, era di Giarre, quindi quando ha ricevuto la mia richiesta è rimasto sorpreso e ha accelerato i tempi”, spiega Castellano, che dopo aver ottenuto la cittadinanza si è stabilita insieme al compagno, anche lui argentino, proprio nel paesino siciliano dove vive ancora la sua bisnonna, di 94 anni. Secondo i dati raccolti nei comuni italiani dall’Istat e da Anusca, nel 2023 sono state concesse 61.328 cittadinanze sulla base dello ius sanguinis. Il numero di comuni che hanno risposto all’indagine rappresenta solo il il 63,5% dei 7.901 totali, quindi le cifre potrebbero essere superiori. Non solo: ad aggiungersi ci sono anche i riconoscimenti effettuati dai consolati italiani all’estero, di cui gli ultimi dati Istat, rivelano che nel 2022 sono state registrate 85mila acquisizioni di cittadinanza italiana all’estero, di cui la metà in base allo ius sanguinis. Del totale, circa 65mila sono state registrate in America Latina, soprattutto Brasile e Argentina . Come abbiamo segnalato prima, sommando i riconoscimenti effettuati da Comuni e tribunali in Italia e dai consolati all’estero, il totale ammonterebbe a 190mila acquisizioni per ius sanguinis solo nel 2023. “Ho scelto di richiedere la cittadinanza italiana perché volevo essere più libera. Libera di poter andare a vivere fuori dall’Argentina, dove si sta sempre peggio. Libera di vivere in qualsiasi Paese dell’Unione europea ed entrare negli Stati Uniti con un semplice visto”, spiega Lucia Rennella, nata Buenos Aires e residente a Barcellona, in Spagna. “In Argentina, ottenere un appuntamento per richiedere la cittadinanza italiana è impossibile. Sono stata al telefono per giorni. Il resto del processo è stato abbastanza semplice per me, dato che ci erano già passati alcuni miei cugini e mia zia”, racconta Rennella, la cui famiglia proviene da Napoli. L’altro grande scoglio, oltre ai lunghi tempi di attesa nei consolati, è la questione della naturalizzazione. Secondo la legge italiana, infatti, la naturalizzazione, se avvenuta prima del 5 febbraio 1992, impedisce la trasmissione della cittadinanza ai figli minorenni conviventi. Ma gli ostacoli potrebbero non finire qui: il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha già insistito sulla “necessità di rivedere la norma che concede la cittadinanza per diritto di sangue”, sottolineando che “in molti casi si tratta di persone che vogliono solo un passaporto”. “Non sono mai stata in Italia, ma mi piacerebbe venire. Qui in Spagna io, che sono italiana di quinta generazione, mi ritrovo con generazioni di italiani che cercano un futuro migliore, come avevano fatto i miei antenati in Argentina”, ribatte Rennella. E aggiunge: “L’Argentina ha aperto le sue porte agli italiani più di cento anni fa e continua a farlo. Mi sembra più che giusto che le nuove generazioni, come me, possano usufruire di questo diritto e ottenere la cittadinanza con facilità”.

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