Delitto Garlasco, trovato un capello di 3 centimetri tra i rifiuti. Si cercherà il Dna
CronacaIl reperto è spuntato dal sacco azzurro della spazzatura di casa, che nei giorni scorsi periti e consulenti hanno iniziato ad esaminare nell'incidente probatorio. Ora verrà passato ai microscopi dai consulenti del gip per provare ad estrarne un profilo di Dna nucleare
È spuntato un nuovo reperto dal sacco azzurro della spazzatura di casa Garlasco che nei giorni scorsi periti e consulenti hanno iniziato ad esaminare nell'incidente probatorio disposto dalla Gip di Pavia, nell'ambito delle nuove indagini sull'omicidio di Chiara Poggi. Si tratta di un capello di tre centimetri, comparso giovedì, poco prima che un blackout oscurasse i laboratori della Questura di Milano. Il capello verrà passato ai microscopi dai consulenti del gip di Pavia per provare ad estrarne un profilo di dna nucleare. Il nuovo reperto rappresenta una novità con cui periti e consulenti potrebbero doversi confrontare nell'inchiesta che vede indagato con l'accusa di omicidio in concorso Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.
La consulenza del 2008
Questa nuova carta potrebbe aggiungere qualcosa, o nulla, agli esami genetici degli altri reperti che nell'agosto 2007 vennero trovati nella villetta. Già nel 2008 il genetista Carlo Previderè — la cui consulenza, firmata con la collega Pierangela Grignani, ha convinto la Procura di Pavia a riaprire il caso — analizzò un mazzetto di sette capelli stretti nel pugno di Chiara Poggi e altri ventinove presenti in una delle pozze di sangue. Uno solo era provvisto di bulbo e il dna nucleare estratto fu attribuito proprio alla vittima. Da altre diciassette formazioni pilifere fu invece possibile ricavare un aplotipo mitocondriale, anche questo corrispondente al codice genetico di Chiara. Previderè scrisse: "In relazione a nessuno dei reperti analizzati sono state riscontrate caratteristiche genetiche riconducibili ad Alberto Stasi", all'epoca fidanzato di Chiara, che per l'omicidio sta finendo di scontare una condanna definitiva a 16 anni.
