Maria Laura Sanapo: "Le donne del fumetto ora hanno una loro voce"

A Cortona Comics, Maria Laura Sanapo è di casa. Qui, nella città toscana, è nata e cresciuta, prima di diventare una delle matite più interessanti del panorama fumettistico internazionale. La sua è una carriera cominciata quasi all’improvviso, da una rivelazione in età già adulta, con un percorso di studi che ha subito una svolta dopo una laurea in lingue e una gavetta che, nel giro di qualche anno, l’ha fatta approdare in DC Comics, a disegnare personaggi come Wonder Woman, Lanterna Verde, Batwoman. Ma tutto, come capita spesso, è iniziato sui banchi di scuola, da diari pieni di personaggi dei manga ricopiati. Come ha iniziato a disegnare? La cosa è nata con me, in realtà. Il mio primo disegno l'ho fatto a un anno, mi ricordo di aver disegnato un fiore. E anche a scuola, pure da piccola, ho sempre disegnato, anche durante le lezioni. Riempivo i diari, i diari miei e anche quelli degli altri. Ero sempre con la matita in mano. E invece si ricorda il primo fumetto che ha letto? In realtà sono cresciuta con i manga, all'inizio. E mi ricordo quando andavo alle medie, leggevo Rayearth, mi piacevano le CLAMP da morire e imitavo i loro disegni, mi piaceva tanto quel modo di fare gli occhi con queste ciglia un po’ allungate. E poi appartengo alla generazione di Sailor Moon. Poi mi sono data alla Marvel, all’universo Ultimates, e ho iniziato ad apprezzare lo stile realistico che è quello che ho poi adottato. Intorno ai 20 anni ho iniziato a interessarmi ad artisti come Brian Hitch, Alan Davis, García López. Invece la sua gavetta com'è stata? Molto particolare, perché in realtà io ho studiato al Liceo linguistico e mi sono laureata in lingue. Quindi ho fatto tutt'altra cosa, convinta di poter trovare un lavoro in quel campo. I miei genitori erano contenti di questo, pensavano che avrei insegnato lingue o avrei fatto l’interprete. E invece no. Nel 2008 sono andata a Lucca Comics coi miei amici e ho visto un sacco di disegnatori che lo facevano di mestiere, che mi hanno fatto capire che era un lavoro vero. Così ho deciso di finire l’università, laurearmi e iniziare la Scuola Internazionale di Comics a Firenze. Ho incontrato Marco Santucci, che ora è mio marito, ed è diventato il mio mentore. Ho cominciato a viaggiare, ad aiutarlo alle fiere, con la gestione dello stand e le lingue, e nel frattempo cercavo comunque di far vedere il mio portfolio. Quando ce l’ha fatta? Dopo tanti, tantissimi no e “non va bene”, dopo aver dovuto rifare un sacco di pagine, un sacco di prove. Ho ricevuto una proposta di lavoro dal mio insegnante della Scuola di comics, Giuseppe Di Bernardo, che ringrazierò sempre. Mi disse: “Guarda, Maria Laura, c’è una casa editrice italiana piccola ma affidabile, Edizioni Inchiostro, sta cercando un disegnatore per una storia di sei pagine, tu sei molto affidabile, potresti provare”. Ero al settimo cielo, mi si è aperto un mondo, con questa pubblicazione sono andata a Lucca Comics per la prima volta non da appassionata ma dall’altra parte, a fare firme e incontrare persone, il mio battesimo del fuoco. Poi sono arrivati gli Stati Uniti. Sì, con le copertine per Zenescope e poi la Dynamite, quindi la DC Comics con Wonder Woman, Batwoman, Green Lantern. Vogliamo dire anche il titolo di quella prima storia di sei pagine? Certo, me la ricordo bene, era il 2013 e si chiamava Apparizioni. E mi ricordo che all’epoca ero lentissima. Oggi faccio una pagina ogni giorno o ogni giorno e mezzo, mentre per fare quelle sei pagine, essendo una studentessa appena uscita dalla scuola, ci misi un bel po’. Com'è il mondo dei comics americani per una donna italiana? Io sono di parte perché amo i comics americani, ma è bellissimo. Il comics americano è dinamismo, ok? Noi italiani siamo abituati al fumetto Bonelli, che magari è qualitativamente meraviglioso ma pieno di dettagli storici, magari la gabbia è sempre la stessa. Invece, quando lavori per il mercato americano, devi fare in modo che la narrazione sia iperdinamica, lo storytelling è molto più movimentato, le vignette hanno delle diverse dimensioni, si gioca molto anche sull'espressione del viso, è tutto molto più potente. C’è parità di genere nel fumetto? Guarda, io ti dico solo questo: se sei bravo o brava, riuscirai sempre, cioè, sicuramente ci sono delle situazioni in cui magari a volte si può avere difficoltà, ma la qualità paga sempre, in tutte le cose, batte sempre tutti i giudizi possibili e immaginabili, è una cosa che non ti toglie nessuno. Marvel e la DC hanno tantissime supereroine, che per tanti anni sono state scritte e disegnate da uomini, quasi sempre, almeno fino a poco tempo fa, per un pubblico maschile, ipersessualizzate. Ora l’impressione è che le cose stiano cambiando, ci sono sempre più donne che disegnano, sempre più donne che vengono messe a lavorare su progetti femminili. Sì, mi piace molto dire questa cosa: le donne, finalmente, possono esprimersi con la loro voce, non con quella di un uomo. C’è ora una comunità femminile di artiste, siamo di più, siamo in tante e si crea una certa unità. E non è che un uomo non possa saper scrivere la donna, ma chiaramente le donne sanno meglio cosa vivono. Ed è bello che finalmente il mercato del fumetto si stia aprendo anche a noi. Alcuni lettori si lamentano che il fumetto stia diventando troppo woke, troppo politicamente corretto, che c'è troppa rappresentazione di minoranze etniche o di figure diverse, diciamo. Lei cosa ne pensa? Questa è una domanda molto difficile. Io penso che ci si stia concentrando un po' troppo sulla parola da dire, se finisce con la a o con la o, se è la parola giusta, piuttosto che sul significato della cosa in sé, sulla profondità della cosa. E penso che, se certi personaggi sono nati in un certo modo, secondo me, devono restare in un certo modo. Crearne di nuovi, con diverse caratteristiche, perché è giusto che ci siano anche loro è ottimo, però cambiare la natura di un intero personaggio, secondo me, no. Qual è il personaggio, tra quelli che ha disegnato, a cui si sente più legata? Ce ne sono due, molto diversi tra loro. La prima è Wonder Woman, il mio grande amore. Io faccio palestra, mi sento un po' amazzone e quindi me la sento addosso. Però sento molto mio anche il Joker: lui è quella cosa, ancora più profonda, il cattivo che poi, anche se non si può dire che abbia ragione perché non ce l’ha, ha dei punti di vista che a volte tanto sbagliati non sono. Ok, e, invece, c'è un personaggio che non ha ancora disegnato o che vorrebbe disegnare di più? Beh, mi piacerebbe fare Joker a manetta e fare qualcosa anche per la Marvel, magari su Spider-Man. I suoi progetti futuri, immediati? Posso dire solo che sto lavorando per DC, ho appena finito un lavoro per Archie Comics, sto lavorando su delle copertine per Zenescope e varie case editrici.

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