Referendum, gli inviti all'astensione per non raggiungere il quorum: i precedenti

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L’8 e il 9 giugno si tengono i referendum abrogativi (serve che vada a votare il 50% + 1 degli aventi diritto per la validità) su cittadinanza e lavoro. I partiti che sostengono il governo Meloni stanno invitando gli elettori a non recarsi alle urne suscitando così forti critiche da parte delle opposizioni. Ma non è la prima volta che i politici lanciano appelli per non votare: ecco alcuni casi del passato

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L’8 e 9 giugno si tengono i referendum abrogativi su cittadinanza e lavoro e il dibattito sui cinque quesiti sta entrando nel vivo (FAC SIMILE SCHEDE ELETTORALI). Ma l’attenzione è puntata anche sul fattore astensionismo. I partiti che sostengono il governo Meloni, infatti, si oppongono ai referendum e stanno invitando gli elettori a non recarsi alle urne. Questo tipo di appello ha suscitato forti critiche da parte delle opposizioni e dei promotori delle consultazioni. La partecipazione, in questo caso, gioca un ruolo fondamentale perché i referendum sono abrogativi ed è quindi previsto il raggiungimento del quorum: perché siano valiti deve votare la maggioranza degli aventi diritto di voto.

Gli appelli all'astensionismo, prassi dagli anni Novanta 

Come ricorda Pagella Politica, nella storia repubblicana in Italia si sono tenute 18 tornate di referendum abrogativi, dal 1974 al 2022: in nove casi non è stato raggiunto il quorum. I primi a fallire, in ordine cronologico, sono stati i referendum del 1990 su caccia e pesticidi, mentre gli ultimi sono stati quelli del 2022 sulla giustizia, promossi dalla Lega di Matteo Salvini e dal Partito Radicale. A partire dagli anni Novanta, è diventata una prassi per i partiti contrari ai referendum quella di invitare all’astensione. Uni dei casi più famosi, del 1991, è quello dell’ex presidente del Consiglio Bettino Craxi che disse agli elettori: "Andate al mare", invece di votare ai referendum sulla legge elettorale.

Gli anni Duemila

Risale invece al 2003 il caso in cui i Ds (Democratici di Sinistra) fecero campagna elettorale per l'astensione in occasione del referendum sul lavoro che riguardava la disciplina dei licenziamenti individuali. "Non votare un referendum inutile e sbagliato è un diritto di tutti i lavoratori e non", si leggeva in un volantino elettorale in cui campeggiava un simbolo dei Ds. Un caso più recente di appello all'astensionismo è quello del 2016, quando l'allora premier e segretario del Pd Matteo Renzi si schierò a favore dell'astensione in vista del referendum sulle trivelle: "Come ha magistralmente spiegato Giorgio Napolitano in un’intervista a Repubblica, se il referendum prevede il quorum, la posizione di chi si astiene è costituzionalmente legittima", sostenne Renzi citando l’ex Capo dello Stato. La posizione presa da Renzi scatenò diverse polemiche all'interno del Pd.

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Sui referendum dell'8 e 9 giugno, a poco più da un mese dall'appuntamento referendario, è arrivato l'invito del vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani a disertare le urne. La sua posizione ha fatto esplodere la polemica e lo scontro tra maggioranza e opposizioni. "Non condividiamo la proposta referendaria, quindi invitiamo all'astensione. Noi siamo per un astensionismo politico", le parole del ministro degli Esteri, che ha sottolineato: "Astenersi significa non andare a votare. Non c'è nessun obbligo di andare a votare". All'astensionismo invitano anche Lega e Forza Italia. Non solo. E il presidente del Senato Ignazio La Russa ha dichiarato: "Farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa". L'appello di Tajani "è semplicemente vergognoso e illiberale. Ma a forza di stare con gli amici di Orban, ha imparato a essere antidemocratico", la replica del segretario di Più Europa Riccardo Magi, tra i promotori di alcuni quesiti referendari. "Quando i politici, addirittura responsabili di governo, invitano i cittadini a non votare è segno che vogliono aggravare la situazione della nostra già malmessa democrazia", la reazione del leader del M5s Giuseppe Conte. Nel Pd intanto la segretaria Elly Schlein ha detto che i dem sono per i 5 sì.

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