
Piersanti Mattarella, 90 anni fa nasceva il presidente della Sicilia ucciso dalla mafia
Nato il 24 maggio 1935 a Castellammare del Golfo, il fratello dell'attuale presidente della Repubblica e allora presidente della regione Sicilia venne ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo: si trovava all'interno della sua Fiat 132 quando un sicario lo freddò con colpi di rivoltella calibro 38

CHI ERA
- Era nato il 24 maggio 1935 a Castellammare del Golfo Piersanti Mattarella, secondogenito di Bernardo Mattarella, uomo politico della Democrazia Cristiana e fratello dell'attuale Presidente della Repubblica Sergio. Piersanti Mattarella venne ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo: si trovava all'interno della sua Fiat 132 quando un sicario lo freddò con colpi di rivoltella calibro 38 attraverso il finestrino dell'auto. Aveva 44 anni ed era il presidente della Regione Sicilia

ALLA GUIDA DELLA REGIONE
- Piersanti Mattarella venne eletto per la prima volta all'Assemblea regionale siciliana nel '67, dopo tre anni da consigliere comunale a Palermo. Quattro giorni dopo il rapimento di Aldo Moro, il 20 marzo 1978, Mattarella entra a palazzo d’Orleans per guidare la Regione con una coalizione di centrosinistra che, per la prima volta, conta sull'appoggio esterno del Partito comunista di Achille Occhetto (in foto Mattarella con l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini)

LA LOTTA ALLA MAFIA
- Sono anni in cui Mattarella lancia segnali fino ad allora impensabili per un presidente della Regione: nel 1978, poco dopo l'omicidio di Peppino Impastato - conduttore radiofonico candidato sindaco a Cinisi per Democrazia Proletaria -, avvenuto per ordine di Tano Badalamenti, Mattarella va nella città per la campagna elettorale comunale e pronuncia un durissimo discorso contro Cosa nostra (in foto ti. Piersanti Mattarella con Giulio Andreotti)

LE MOSSE POLITICHE
- Un anno dopo., nel 1979, il governatore della Regione Sicilia manda a casa un componente della sua giunta di centrosinistra, il repubblicano Rosario Cardillo, per la sua gestione poco trasparente dei lavori pubblici. Nello stesso anno, Mattarella invia gli ispettori regionali al Comune di Palermo, perché vuole vederci chiaro sull'aggiudicazione di un appalto per la costruzione di sei scuole. I boss avevano messo le mani sull'affare e l'operazione fu bloccata, per essere ripresa dopo la sua morte

IN PERICOLO
- Piersanti Mattarella è consapevole dei rischi che corre, ma prosegue nella lotta alla criminalità. Due mesi prima dell’omicidio va a trovare a Roma il ministro democristiano Virginio Rognoni, titolare degli Interni, per informarlo su quanto accade in Sicilia e sulla necessità di far pulizia. Di ritorno da quel viaggio dice alla sua segretaria di ricordare bene quella data e quell'episodio: "Se dovesse capitarmi qualcosa di molto grave, si ricordi che è legato a questo incontro"

L'OMICIDIO
- Era il 6 gennaio del 1980 quando, in via della Libertà a Palermo, una grandine di pallottole lo sorprese, mentre si stava recando a messa con moglie e figli. Il delitto apparve anomalo per le sue modalità, e inizialmente fu considerato un attentato terroristico poiché subito dopo il delitto arrivarono rivendicazioni da parte di un sedicente gruppo neo-fascista. Ma le indagini giudiziarie lo catalogarono tra gli omicidi di mafia

L'ORDINE DI COSA NOSTRA
- A ordinare l'omicidio fu Cosa Nostra perché Piersanti Mattarella da tempo aveva intrapreso, con l’intenzione di portarla avanti, un'opera intensa e determinata di modernizzazione dell'amministrazione regionale contrastando, tra l’altro, l'ex sindaco Vito Ciancimino, il referente politico dei corleonesi, per un suo rientro nel partito con incarichi direttivi

LA TESI DI FALCONE
- Secondo la pista sostenuta da Giovanni Falcone, a ordinare l’omicidio di Mattarella fu la cupola mafiosa, ma con una saldatura tra Cosa nostra e l'eversione neofascista. Davanti alla Commissione antimafia, che ha reso pubblico il verbale dell'audizione riservata del 3 novembre 1988, Falcone spiegò: "Si tratta di capire se, e in quale misura, la 'pista nera' sia alternativa a quella mafiosa, oppure si compenetri con quella mafiosa. Il che potrebbe significare altre saldature"

LE CONDANNE
- Nel 1995 vennero condannati all'ergastolo i mandanti dell'omicidio Mattarella, i boss della cupola: Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nené Geraci. Le condanne vennero confermate in Cassazione. Gli esecutori non vennero mai individuati. Il processo ha messo la parola fine a un’indagine, cominciata da Falcone, e complicata da depistaggi e da ritrattazioni di collaboratori di giustizia e testimoni. Ma molti dubbi non sono stati risolti

LE COMMEMORAZIONI
- Il 6 gennaio è un'occasione per ricordare Piersanti Mattarella. A Palermo si svolge una cerimonia di commemorazione in viale Libertà, a pochi passi dal luogo in cui venne ucciso, con la deposizione di corone di alloro davanti alla targa in sua memoria. Castellammare del Golfo, in occasione del quarantennale dell'uccisione ha ricordato Mattarella con una messa solenne che si è svolta nella Chiesa Madre. (In foto il sindaco di Palermo davanti al giardino in suo nome inaugurato il 6 gennaio 2020)