Da Garlasco alla morte di Denis Bergamini, i casi di cronaca riaperti dopo molti anni

Cronaca
Ansa/Ipa

Introduzione

Casi di cronaca che sembravano risolti, processi arrivati a sentenze definitive talvolta con condanne “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Eppure a distanza di anni, spesso di decenni, la verità viene messa in dubbio da nuove prove, richieste di revisione, perizie e contro-perizie. In Italia sono numerose le vicende in cui la parola “fine” non sembra arrivare mai. Ecco alcuni degli episodi più emblematici.

Quello che devi sapere

Il delitto di Garlasco

Il 13 agosto 2007 la 26enne Chiara Poggi viene uccisa nella sua abitazione a Garlasco, in provincia di Pavia. L’allora fidanzato della vittima, Alberto Stasi, è l’unico indagato per l’omicidio: venne assolto in primo e secondo grado ma nel 2013 la Cassazione annullò la sentenza di assoluzione. Nel processo d’appello di rinvio fu condannato e la Corte di Cassazione confermò in via definitiva la condanna a 16 anni di reclusione. I suoi avvocati hanno presentato diversi ricorsi. Nel 2016 venne aperta una nuova indagine nei confronti di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Questa inchiesta è stata archiviata nel 2017. Ma nel 2025 Sempio è stato di nuovo indagato. La Procura di Pavia lavora su diversi elementi, tra cui un’impronta di una mano (la “papillare 33”) trovata vicino al corpo senza vita di Chiara Poggi e compatibile con quella di Sempio, ma anche il Dna estrapolato dalle unghie della vittima, alcune chiamate sospette a casa Poggi e l’alibi dello scontrino. Si attende l’incidente probatorio per capire se la verità sul delitto di Garlasco dovrà essere riscritta o meno.

Per approfondireDelitto Garlasco, dall’omicidio di Chiara Poggi alla condanna per Alberto Stasi. Le tappe

 

Il caso Denis Bergamini

Donato "Denis" Bergamini, calciatore del Cosenza, il 18 novembre 1989 fu trovato morto sulla strada statale 106 Jonica vicino a Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza. Il decesso fu dichiarato all’epoca un suicidio. Secondo le testimonianze, si sarebbe buttato tra le ruote di un camion che l'avrebbe trascinato per circa 60 metri. L'indagine fu archiviata nel 1992 nonostante il corpo non presentasse ferite compatibili con questa versione. Il camionista, accusato di omicidio colposo, fu assolto. L’ipotesi del suicidio non venne però ritenuta credibile da familiari, amici e compagni di squadra di Bergamini. I vestiti che il calciatore indossava al momento del decesso sparirono dall’ospedale e non furono mai analizzati. Inoltre, una perizia del 1990 del medico legale Francesco Maria Avato parlava di evirazione e tortura e sosteneva che Bergamini fosse già morto prima dell’impatto con il camion. Quella perizia, tuttavia, non fu presa in considerazione dai magistrati dell’epoca. Nel 2011 venne formalmente richiesta la riapertura dell’inchiesta e la procura di Castrovillari acconsentì. Nel 2017 il caso fu riaperto con la riesumazione del cadavere per effettuare l’autopsia: i nuovi esami stabilirono che Bergamini fu prima ucciso e poi gettato sotto il camion per inscenare un suicidio. A 35 anni dai fatti, i giudici della Corte d'assise di Cosenza hanno condannato in primo grado a 16 anni di reclusione Isabella Internò, la ex fidanzata della vittima, per omicidio volontario premeditato in concorso con ignoti. Secondo i giudici il movente sarebbe che Bergamini non avrebbe voluto sposarla, lasciandola quando lei era rimasta incinta.

Per approfondire: Il caso Denis Bergamini, dalla morte nel 1989 alla condanna della fidanzata per omicidio

Il caso Liliana Resinovich

La 63enne Liliana Resinovich scomparve da Trieste il 14 dicembre 2021. Il suo corpo senza vita fu ritrovato il 5 gennaio 2022 in un boschetto vicino all'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni. Le indagini non rilevarono segni evidenti di violenza sul corpo, portando gli inquirenti all’ipotesi di un suicidio. I familiari della vittima contestarono questa conclusione. Nel 2023 il gip ha respinto la richiesta di archiviazione, ordinando una nuova perizia medico-legale, che ha portato a un nuovo scenario: Liliana Resinovich sarebbe stata aggredita e uccisa il giorno della sua scomparsa. Nel 2025 è stato indagato per omicidio Sebastiano Visintin, il marito della donna. Lui si proclama innocente e dice: “Se ci sarà il processo io sono qua, sono a disposizione”.

Per approfondire: Caso Liliana Resinovich, la Procura: "Visintin la aggredì e soffocò"

Il caso di Erba

L'11 dicembre 2006 in un’abitazione a Erba vennero uccise 4 persone: Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Le indagini inizialmente si concentrarono su Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef. Ma la pista venne presto abbandonata perché l’uomo si trovava in Tunisia al momento della strage. Si arrivò così a indagare una coppia di vicini di casa: i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. Furono rinviati a giudizio e condannati all’ergastolo e condannati in tutti i gradi. Nel 2011 la Corte suprema di cassazione ha reso definitiva la sentenza di condanna. Negli anni si sono susseguiti i ricorsi e le richieste di revisione. Nel gennaio 2024 una istanza di revisione è stata ammessa alla discussione presso la Corte d'appello di Brescia che però ha deciso definitivamente di non procedere con un nuovo processo. Nel 2025 la Cassazione ha chiuso la vicenda.

Per approfondire: Strage di Erba, dagli omicidi alla vicenda processuale. Le tappe del caso

Il delitto di via Poma

L’uccisione di Simonetta Cesaroni, avvenuta il 7 agosto 1990, è tuttora un cold case: non è mai stato risolto in 35 anni di indagini. Nei decenni sono state seguite diverse piste portando a mettere sotto accusa vari personaggi, tutti poi scagionati. Oltre l'identità dell'assassino, non si è mai avuta certezza del movente, dell'arma del delitto, dei presenti nel palazzo e dell'ora del decesso. Le ombre sulle indagini sono tante. L’inchiesta è stata riaperta nel 2004, poi ancora nel 2022. La procura di Roma ha chiesto l’archiviazione ma nel dicembre 2024 il gip ha respinto la richiesta disponendo nuovi accertamenti. Il caso è ancora aperto.

Su InsiderVia Poma, giallo infinito

L’errore giudiziario nel caso Zuncheddu

L'8 gennaio 1991 a Sinnai, provincia di Cagliari, in un ovile furono uccisi a colpi di fucile tre pastori e una quarta persona rimase gravemente ferita. Per la strage di Cuili is Coccus fu arrestato Beniamino Zuncheddu, indicato da un testimone come il killer. Venne condannato all'ergastolo nonostante si sia sempre dichiarato estraneo ai fatti. Solo nel 2020 il suo difensore, alla luce di nuove prove, ha chiesto ed ottenuto il processo di revisione a Roma. Nel corso del procedimento il testimone ha modificato la sua versione affermando che all'epoca dei fatti "prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l'agente di polizia che conduceva le indagini mostrò la foto di Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui”. Nel 2024 i giudici della Corte d’Appello, al termine del processo di revisione, hanno assolto Zuncheddu dopo 32 anni di carcere da innocente, con la formula "per non aver commesso il fatto”.

Il mostro di Firenze

Uno dei casi di cronaca più oscuri degli ultimi decenni, ad oggi è ancora irrisolto. Otto duplici omicidi avvenuti tra il 1968 e il 1985 nei dintorni del capoluogo toscano, spesso coppie di fidanzati appartati e uccisi. Le inchieste e i processi si sono susseguiti negli anni portando a condanne, assoluzioni, piste più o meno plausibili su autori e mandanti. L’imputato Pietro Pacciani è morto prima che i processi arrivassero a una conclusione. I cosiddetti “compagni di merende” Vanni e Lotti sono stati condannati in via definitiva nel 1999 come autori materiali di quattro duplici omicidi. L’ultimo aggiornamento, a gennaio 2025, è la richiesta di revisione del processo avviata dal nipote di Mario Vanni.

La morte di Serena Mollicone

Un’altra vicenda complessa e irrisolta, con strascichi giudiziari ancora in corso è il delitto di Arce, in provincia di Frosinone. Serena Mollicone, 18 anni, scomparve il 1º giugno 2001 e venne ritrovata morta due giorni dopo. Nel 2008 ci fu il suicidio di Santino Tuzi, carabiniere di Arce, che pochi giorni prima, ascoltato dalla procura, aveva dichiarato che nella mattinata del giorno della scomparsa, nella caserma di Arce era entrata una ragazza dalla descrizione compatibile con quella di Serena. In seguito diverse persone furono iscritte nel registro degli indagati. Nuove autopsie vennero eseguite nel 2016 e 2017. I cinque imputati sono stati assolti: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Annamaria "per non aver commesso il fatto". Assolti perché il fatto non sussiste anche gli altri due carabinieri Vincenzo Quatrale (che fu accusato di concorso nell'omicidio) e Francesco Suprano (accusato di favoreggiamento). Nel 2024 la Corte d'appello di Roma confermò l’assoluzione. Per Quatrale e Suprano, le sentenze di assoluzione sono diventate definitive nel novembre del 2024. Invece per Franco, Marco e Anna Maria Mottola la Cassazione ha accolto la richiesta della Procura annullando la sentenza di assoluzione. Verrà quindi celebrato un nuovo processo d'appello presso un'altra sezione della Corte d'Appello di Roma.

Per approfondire: Omicidio Serena Mollicone, la storia del caso: dal delitto al processo

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