Marco Mengoni in concerto a Napoli: un crociato visionario contro guerre e ingiustizie
MusicaI tempi della tragedia greca a scandire i ritmi dello spettacolo, look estremi ma identitari: "A quasi 37 anni ho capito che la vita è una sola e se non sono me stesso ora non lo sarò mai". Parole dure per chi rinuncia al voto e per chi vuole le guerre. LA RECENSIONE E L'INCONTRO
La vita è l'insieme delle nostre esperienze dalla gioia incontenibile al dolore incontenibile e sapere che qualcuno è andato oltre significa condividere. Il palco è roccia, è uno scenario lunare degno del Guerriero che è Marco Mengoni. Come un Re Artù 2.0 si ere sugli spuntoni apotropaici che riempiono il palco e alle sue spalle il videowall è un viaggio. Il Diego Armando Maradona esplode su subito, il ciao Napoli è accolto con un boato, e le telecamere che inquadrano il pubblico e lo proiettano sugli schermi mostrano le prime lacrime. Il concerto è diviso per capitoli, si parte dal Prologo e poi arrivano il Parodo, gli Episodi, gli Stasimi, l'Esodo, la Catarsi e infine i Bis. Il palco è popolato, il corpo di ballo ha un qualcosa di etero, di biblico, sono parte di un racconto che ci porta, seguendo una colata lavica, nella Valle dei Re, una valle dove ancora esiste la democrazia: "Con che coraggio ci lamentiamo di chi Governa se non andiamo a votare". Alla fine il sole sorge sul Re, non c'è eclissi che tenga e Marco distende la voce come fa una cometa con la sua coda. Il ritmo si alza ed è straziante vedere lo scenario di desolazione che accompagna Non Me ne Accorgo, sembra di essere in Ucraina o a Gaza, macerie reali e macerie dell'anima. Lasciamo morire gli innocenti senza dire una parola, accettiamo stermini perché non ci riguardano e la responsabilità, anzi la colpa, è del nostro silenzio: Tutti Hanno Paura ci porta in un romanzo di Philip K. Dick, apocalittico, dove anche gli uccelli che volano verso la speranza sono neri ma tra le macerie ci sono germogli. La fluidità di No Stress ci accompagna all'energia prismatica di Voglio e a Muhammad Alì.

Gli Episodi si aprono con Fuoco di Paglia. Cambia un Uomo è accompagnata da maschere bianche che sembrano uscite dal laboratorio di Antonio Canova tanto sembrano vive...e poi non dimentichiamo che "solo nel perdono cambia l'uomo". Il palco ora rosseggia e Marco ha i lineamenti più rilassati ora che il Maradona è suo. I giochi cromatici sono una astronave colorata che trasporta il pubblico in mondi lontani e insieme alla sezione di fiati e alle coriste donano leggiadria a uno show che è sulla tightrope della perfezione umana. E poi c' un pubblico meraviglioso che con Marco condivide i pensieri e questa è realmente Un'Altra Storia. In cima alla montagna scopri che la paura non è un sentimento penoso cui convivere, che zoppicando e avanzando con passo incerto la vita è più forte di qualsiasi atrocità possa capitare e lo è ancora di più se hai Due Vite che Marco, con un corsetto argentato canta su una passerella che si eleva: è commosso, ringrazia per il suo primo concerto al Maradona di Napoli: "Non mi faccio mai aspettative ma fate un burdel da pazz...è esagerato, grazie Napoli!": gira a 360 gradi la passerella durante L'Essenziale ed è il giusto tributo a un artista che ha vinto due Sanremo e che per esporre i suoi premi meriterebbe un museo. Marco Mengoni è un orgoglio italiano. Le sue Onde sono così maestose che arrivano oltre le nuvole e si trasformano in un messaggio politico. Bisogna eliminare i muri, bisogna andare oltre e provare a fare sempre e comunque qualcosa: l'Esodo si apre con Un Fiore contro il Diluvio. Con Incenso si entra nell'ultimo capitolo di questo racconto, si chiama Catarsi, si apre con un asolo di basso e prosegue con Mandare Tutto all'Aria. Marco per il gran finale sceglie un abito blu cobalto abbagliante ("I campioni siamo noi, potevo non venire al Maradona senza questi colori?") e abbacinante e accenna pure un twerking. Pazza Musica trasforma il Maradona in una discoteca a cielo aperto. Poi, in sequenza ecco Ma Stasera (in un frame delle immagini si vedono, tra le altre, Raffaella Carrà e Isabella Rossellini), Pronto a Correre, pezzo iconico di questo millennio, e Io ti Aspetto: "Qui c'è tanto calore ma soprattutto attenzione, è uno spettacolo difficile da seguire ma nella terra che ha inventato il teatro non poteva che essere così. Sul palco con me ci sono tanti artisti che vengono da Napoli; ringrazio il nostro coreografo Daniele Sibilli che ci ha accompagnati in questo viaggio". Prima dei bis chiede lo stop alle guerre, si mette in spalla la bandiera della Palestina e "spero che il messaggio arrivi a quelle teste di ca**o". I bis sono Sto Bene al Mare "a Napoli", festosa e colorata, e quella pietra angolare della canzone italiana che è Esseri Umani "un pezzo di una leggerezza profonda e dico a quelle persone cui prima ho dato della testa di**o che noi nell'essere umano ancora ci crediamo". Al Maradona tutti lo siamo stati esseri umani, facciamo in modo di esserlo tutti i giorno.

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CHIACCHIERATA CON MARCO MENGONI NEL CUORE DEL MARADONA
Spente le luci e la musica, mentre il Diego Armando Maradona si svuota, Marco Mengoni, stanco ma felice, si presenta per un saluto e per qualche sottolineatura allo spettacolo, un super show figlio, come ha sottolineato Roberto De Luca, vertice apicale di Live Nation, di un percorso fatto di piccoli passi anche se c'erano i presupposti per saltarla qualche step e negli stadi approdarci molto prima: "Ci ho messo 13 anni a fare il primo stadio -racconta Marco- e per me è anche una forma di rispetto per il mio pubblico, io volevo avere gli strumenti per arrivare negli stadi e soprattutto volevo arrivarci da grande. Questo show lo ho voluto in capitoli che sono un riferimento alla tragedia greca che mi ha sempre affascinato e ritengo siano utili per portare le persone dentro lo spettacolo e comprendere meglio anche gli arrangiamenti che abbiamo fatto". In più di una occasione durante le quasi tre ore di live, Marco Mangoni ha preso posizione nei confronti di un mondo che non gli piace, ci ha messo la faccia, contrariamente a tanti suoi colleghi: "Le mie parole non fermano la violenza del giudizio delle persone ma ho parlato anche di quello che mi fa stare bene, so che verranno commentati anche i miei look oltre le mie parole: io mi piaccio così e tutti dovrebbero fare la stessa cosa, mostrarsi come si piacciono. A quasi 37 anni ho capito che la vita è una sola e se non sono me stesso ora non lo sarò mai altrimenti si innescano meccanismi che portano ad autoflagellarsi. Questa società non è per l'attenzione, basta un telegiornale per capire che c'è qualcosa che non va, che è malsano". In merito a nuova musica Marco, che recentemente si è scusato coi fan per essere stato poco presente, ha detto: "Mi sono preso tempo per il nuovo disco in un mondo musicale che corre un sacco, forse è la mia reazione".
